Come liberarsi dell'olio usato per una frittura

Fonte: www.terranauta.it/a1061/vivere_ecologico/olio_fritto_come_smaltirlo.html 

 

I dietologi sconsigliano a chi vuole tenersi in forma di assumerne in grandi quantità, eppure l’olio costituisce un ingrediente fondamentale della nostra cucina.

Per condire le nostre pietanze o per friggere patatine e quant’altro, gli italiani consumano annualmente 1.400.000 tonnellate di oli vegetali: circa 600-700 mila tonnellate di olio di oliva ed altrettante di olio di semi. Date queste cifre, sorge un problema di smaltimento. E non solo di calorie in eccesso.

La maggior parte di noi, infatti, è solita versare nel lavandino della cucina – o in altri scarichi della casa – l’olio utilizzato per friggere, ignorando le ripercussioni di questa nostra abitudine sul pianeta.

Si è calcolato che, attraverso le reti fognarie, finiscono nell’ambiente ben 800.000 tonnellate di olio fritto. L’olio da cucina esausto è un rifiuto che, se disperso nell’ambiente, comporta gravi danni; nel sottosuolo forma uno strato sottile attorno alle particelle di terra e impedisce alle piante l’assunzione delle sostanze nutritive; quando raggiunge pozzi di acqua potabile li rende inutilizzabili: l’olio mescolato all’acqua ne altera il gusto rendendola imbevibile; se raggiunge uno specchio d’acqua superficiale, ad esempio un lago o uno stagno, può formare una sottile pellicola impermeabile che impedisce l’ossigenazione e quindi compromette l’esistenza della flora e della fauna; disperso in mare forma un velo sottilissimo che impedisce la penetrazione in profondità dei raggi solari con gravi conseguenze per l’ambiente marino.

Anche versare l'olio esausto nel lavandino provoca gravi danni all'ambiente. Peraltro, anche dove esistono impianti fognari adeguati, lo smaltimento di queste enormi quantità di residuo oleoso può pregiudicare il corretto funzionamento dei depuratori.

Come evitare, dunque, questi danni? 

La soluzione è quella di recuperare l’olio esausto. Tale pratica, però, coinvolge quasi esclusivamente i grandi utilizzatori come ristoranti, fast food e mense. Il problema riguarda, quindi, prevalentemente i privati. Tra questi l’abitudine da sradicare è proprio quella di versare l’olio fritto negli scarichi. Quali sono, però, le alternative a questa prassi?

Innanzitutto, dopo averlo fatto raffreddare, l’olio fritto può essere versato in un recipiente che, una volta piena pieno, verrà portato alla più vicina isola ecologica o ad un ristorante in zona, da cui poi sarà prelevato per essere riutilizzato.

Va tenuto presente che, se versare l'olio esausto negli scarichi rappresenta una prassi sbagliata, altrettanto dannoso è gettarlo nei cassonetti dell'indifferenziata: qui il recipiente potrebbe rompersi e l'olio disperdersi. Le isole ecologiche, invece, sono aree attrezzate per la raccolta differenziata dei rifiuti, disponibili in molti comuni italiani. Ovviamente, recarsi in un'isola ecologica dopo ogni pasto a base di fritto è un'impresa impossibile anche per i più volenterosi! Quello che si potrebbe fare è, però, raccogliere l'olio in un grande recipiente (ad esempio un fustino da 5 litri di detersivo): in tal modo ci dedicheremo all'operazione di smaltimento solo pochissime volte in un anno.

 

In Italia ad occuparsi del trasporto, dello stoccaggio, del trattamento e del recupero di oli e grassi esausti è il CONOE (Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali e animali esausti).

Sito: www.consorzioconoe.it/index.php#

La Funzione del Consorzio CONOE è di assicurare su tutto il territorio Nazionale il trasporto, lo stoccaggio, il trattamento e il recupero della filiera oli e grassi esausti (Codice CER 200125), ai fini ambientali a tutela della salute pubblica e diminuire progressivamente la dispersione riducendo così l’inquinamento. Tramite processi di trattamento e riciclo, dall’olio si ottengono svariati prodotti, quali: lubrificanti vegetali per macchine agricole, per biodiesel e glicerina per saponificazione

 

 

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