Una prova della Rinascita

 

Riportiamo un articolo comparso su un numero di "Oggi" del 2007, che descrive un'esperienza di ricordo da una vita precedente da parte di un bambino, e una trasmissione di Voyager nella quale si è indagato sullo stesso caso.

Max Heindel scrive: Se un fanciullo muore prima della nascita del corpo del desiderio, che avviene circa al quattordicesimo anno ... non avrà una esistenza purgatoriale. Ciò che non è vivificato non può morire, quindi il corpo del desiderio di un bambino, insieme con la sua mente, persisterà fino alla nuova nascita. Per questa ragione tali fanciulli potranno talvolta ricordare la loro vita anteriore.

 

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CAMERON, IL BAMBINO CHE VISSE DUE VOLTE

 

Clydebank (Gran Bretagna) – Biondo, occhi azzurri e faccina da monello. A prima vista Cameron, sei anni, è un bambino come tanti. A scuola è molto loquace: adora raccontare alle maestre episodi legati alla famiglia, alla madre, alla sua casa. E fin qui, tutto normale. Se non fosse per un unico, piccolo particolare: il bambino non ha mai visto né la famiglia, né la madre, né la casa di cui parla. O meglio: non le ha mai viste in questa vita. Ma procediamo con ordine.

Cameron Macaulay vive con la madre Norma, separata, e un fratello maggiore a Clydebank, in Scozia. È stato a tre anni che ha iniziato ad avere un comportamento strano: parlava sempre di persone immaginarie, che non aveva mai conosciuto. Ma le sue stranezze non finivano qui: descriveva nei dettagli alcuni luoghi nei quali sosteneva di aver vissuto. Com’era possibile se non era mai uscito da Clydebank?

A volte diceva di essere cresciuto a Barra, un’isola sperduta a nord della Cornovaglia, a 300 chilometri dalla sua città. Dove non era mai stato prima. Ma soprattutto una cosa preoccupava mamma Norma: suo figlio nominava di continuo la sua “vecchia” famiglia, la “mamma e i fratelli di prima”. Cameron parlava anche di suo padre, ma non di quello attuale, vivo e vegeto, bensì di quello “vecchio”, di nome Shane Robertson, morto, secondo il piccolo, in un incidente d’auto. E descriveva sempre la casa “di prima”: grande, bianca e affacciata su una baia di Barra, dalla quale diceva di sentire il rumore degli aerei che atterravano sulla spiaggia. Spesso il bimbo si lamentava della sua casa “di adesso”, dotata di un solo bagno, mentre quella “di allora” ne aveva tre. Anche la sua famiglia attuale non gli andava tanto bene, perché viaggiava troppo poco rispetto a quella “di prima”.

Per tre anni la mamma di Cameron e le maestre hanno assecondato i suoi discorsi, ritenendoli frutto di fantasia. Quando Cameron ha compiuto sei anni la situazione è precipitata: piangeva tutti i giorni perché voleva tornare dalla famiglia e dagli amici “di allora”. Per risolvere la questione una volta per tutte, a Norma rimaneva una sola cosa da fare: accompagnare suo figlio a Barra. Era certa che il bambino, giunto sull’isola, avrebbe ammesso di essersi inventato tutto. Intanto Norma aveva saputo che una casa di produzione TV era alla ricerca di storie legate alla reincarnazione. Così ha contattato la troupe, ha proposto il caso di suo figlio e insieme con loro ha deciso di girare un filmato sul viaggio a Barra. Al gruppo si è aggiunto Jim Tucker, americano,direttore della clinica di Psichiatria infantile della Virginia University, incuriosito dalla vicenda.

Cameron era felicissimo. Arrivati sull’isola, però, la delusione: dopo aver visitato quasi tutte le case del posto, Cameron si è accorto che nessuna corrispondeva a quella che descriveva. Ed è stato a quel punto che nel tragitto verso l’albergo, Norma ha avuto un’intuizione: Cameron aveva detto di vedere, da casa, la spiaggia sulla quale atterravano gli aerei. Avrebbero fatto tappa lì. Pochi chilometri ed ecco la sorpresa: in lontananza è apparsa la casa bianca, isolata e affacciata su una splendida baia…

E appena arrivato, Cameron non ha avuto dubbi: si è fiondato a colpo sicuro verso un pertugio ben nascosto da cespugli: un’entrata segreta che non si sa come potesse conoscere, poiché dall’esterno era totalmente invisibile. E mentre erano lì, stupiti e un po’ sconvolti, è arrivata una telefonata: sì, una famiglia Robertson era esistita veramente su quell’isola e aveva abitato in quella casa bianca, affacciata sulla baia di Cockleshell. Proprio come descritto da Cameron.

La casa era disabitata: gli ultimi discendenti del clan se n’erano andati da tempo. E figuratevi lo stupore quando, la sera, sono arrivate in hotel alcune foto di quella ormai famosa famiglia Robertson mandate dall’anagrafe: il bambino, infatti, ha riconosciuto il cane maculato e l’auto nera di cui parlava spesso.

Dunque quel bambino era davvero un “reincarnato”? Nessuno scienziato ce lo potrà dire. Di certo quando il gruppo è ripartito Cameron era tornato sereno: aveva condiviso con altri il peso di quella “doppia vita”, dolce e amara. Con cui era bello ma a volte difficile convivere.

 

(Tratto da “OGGI” – Luglio 2007)