La Chiesa e la Rinascita

 

“La Natura è l’impronta di Dio” disse un saggio. Se consideriamo che la scienza sta tentando, nelle sue ricerche più avanzate, di trovare la formula unificatrice, nata dalla necessità di rendere fra loro compatibili tutte le formule con le quali si stanno attualmente spiegando i fenomeni fondamentali dell’universo – gravità, movimenti atomici, ecc. – dobbiamo avere in mente che questo è concepibile e fattibile unicamente se eliminiamo l’ipotesi che oggi invece viene sostenuta a livello scientifico come discriminante ineliminabile: il Caso. Infatti, trovare la formula capace di unificare, cioè di spiegare ogni movimento e fenomeno, significa in altre parole cercare la legge che tutto regoli, togliendo così spazio all’idea della casualità!

Significa cercare per via scientifica ciò che finora la scienza ha tentato di relegare nella sfera dei credo, se non della superstizione: l’Intelligenza che tutto regola. Vogliamo chiamarla con il suo nome? DIO.

Una religione non può definirsi compiutamente tale se non affronta il mistero della morte (che fa parte del mistero della vita). Che cosa dicono allora le Sacre Scritture Cristiane con riferimento alla morte, e soprattutto con riferimento alla teoria della rinascita? Se la rinascita è una realtà come noi vogliamo dimostrare, può una vera religione ignorarla, o addirittura insegnare il contrario?

 

“Non siamo mai stati altri io e non saremo mai altri io”, dice il sacerdote cattolico. Dipende da che cosa intendiamo per “io”: infatti, se per io intendo l’io personale del quale abbiamo coscienza contingente, quello che inizia dalla nascita di questa vita e terminerà “dopo” la morte, allora dobbiamo convenire: noi non siamo stati né saremo altri io. Ma l’io al quale noi ci riferiamo è l’“Io sono” delle Scritture, è “la luce che illumina ogni uomo” di Giovanni, è “l’Io sono che era prima di Abramo” (cioè oltre la discendenza di sangue che è legata alla forma fisica e al corpo fisico) di Gesù. L'Io Superiore.

Per quanto riguarda la prima affermazione, essa è semplicemente errata. È possibile dimostrarlo in molti passaggi, e prenderemo in esame solo i più noti ed eloquenti riportando proprio brani delle Scritture.

 

Matteo 17

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con Lui… Allora i discepoli gli domandarono: “Perché allora gi scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Ed Egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che Egli parlava di Giovanni il Battista.

 

Marco 9

Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù… E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Egli rispose loro: “”Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui ciò che hanno voluto, come sta scritto di lui”.

 

Il Cristianesimo Esoterico dice che Giovanni il Battista fu l’incarnazione di Elia, ed Elia l’incarnazione di Mosè: Mosè, Elia e Giovanni il Battista sono tre incarnazioni dello stesso Spirito o Ego! Così si spiegano i passaggi suddetti.

La cosa diventa ancora più chiara se riportiamo anche la frase che pronunciò Giovanni il Battista nel momento in cui battezzò Gesù, dopo aver visto lo Spirito del Cristo scendere su di Lui:

 

“Io devo diminuire, lui deve crescere”.

 

Infatti, Mosè è il legislatore, rappresenta la Legge, quindi anche Giovanni il Battista, sua reincarnazione, rappresenta la Legge (battezza con acqua); il Cristo invece è venuto per aiutarci a superare la legge esteriore, per farci scoprire, sviluppare ed ascoltare la Legge Interiore, quella che proviene non da comandamenti più o meno comprensibili e/o condivisibili, ma che è “scritta nel cuore degli uomini”: l’Amore, molto più esigente della legge esterna, per sua natura sempre imperfetta e superficiale, ma che ci parla da dentro, dalla nostra stessa coscienza (battesimo di fuoco). Infatti la venuta del Cristo aveva questo scopo: farci passare dalla Legge esterna alla Legge interna; cioè “io (Giovanni il Battista, la Legge esterna) devo diminuire, lui (il Cristo, la legge interna) deve crescere”.

Solo considerando la reincarnazione questi passaggi delle Scritture assumono il loro vero significato, gettando sugli stessi una luce che altrimenti è impossibile cogliere e comprendere.

 

Un altro passaggio:

 

Matteo 16

Essendo Gesù giunto nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “E voi chi dite che io sia?”. “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

 

Vediamo qui come il Cristo, che svolgeva la funzione di Maestro verso i Suoi discepoli, non si scandalizzò delle risposte riportate, come sarebbe stato dovere di un Maestro davanti ad affermazioni errate. È evidente invece che fra i più avanzati dell’epoca l’insegnamento della rinascita era ben diffuso. La risposta dei discepoli indica anche come il Cristo aveva insegnato loro che Egli non era un Essere appartenente ad una linea di sangue terrestre, soggetto cioè a rinascite come uomo, ma era “il Figlio del Dio vivente”, cioè un Essere più evoluto che solo in quella occasione storica avrebbe preso le sembianze di un uomo come noi.

 

E' opinione diffusa che che il Cristianesimo abbia sempre escluso la preesistenza della anime, ma si tratta semplicemente di un falso storico.

Solo nell’anno 553 la Chiesa condannò la dottrina della rinascita, con il Concilio indetto dall’imperatore Giustiniano.

Sant’Agostino (354-430) scriveva: “La mia infanzia ha forse seguito un’altra mia età?... E ancora prima di questa vita, io esistevo già in qualche luogo o altro corpo?”.

San Girolamo (347-420) diceva: “Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono in grado di comprendere”.

Origene, uno dei padri della Chiesa (185-254), affermava: “Le anime che richiedono i corpi si rivestono di essi e, quando queste anime cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente”.