Lettura esoterica della Genesi
Capitolo I
Primo racconto della creazione (la Forma).
1. In principio gli Elohim [1] crearono[2] i cieli e la terra[3]. 2. Ora la terra era informe e vuota [4] e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito degli Elohim[5] aleggiava sopra l’abisso.
3. Gli Elohim dissero [6]: «Sia la luce!»[7]. E la luce fu. 4. Gli Elohim videro che la luce era cosa buona e separarono la luce dalle tenebre 5. e chiamarono la luce giorno e le tenebre notte[8]. E fu sera e fu mattina [9]: primo giorno.
6. Gli Elohim dissero [10]: «Sia un’espansione in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque» [11]. 7. Gli Elohim fecero l’espansione e separarono le acque che sono sotto l’espansione, dalle acque che sono sopra l’espansione. E così avvenne. 8. Gli Elohim chiamarono l’espansione cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
9. Gli Elohim[12] dissero: «Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto» [13]. E così avvenne. 10. Gli Elohim chiamarono l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E gli Elohim videro che era cosa buona. 11. E gli Elohim dissero: «La terra produca germogli [14], erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie[15]». E così avvenne: 12. la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Gli Elohim videro che era cosa buona. 13. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
14. Gli Elohim dissero: «Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni 15. e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra» [16]. E così avvenne: 16. Gli Elohim fecero le due luci grandi [17], la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle. 17. Gli Elohim le posero nel firmamento del cielo per illuminare la terra 18. e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E gli Elohim videro che era cosa buona. 19. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
20. Gli Elohim dissero: «Le acque brulichino di esseri viventi[18] e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». 21. Gli Elohim crearono i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E gli Elohim videro che era cosa buona. 22. Gli Elohim li benedissero: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». 23. E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
24. Gli Elohim dissero: «La terra produca esseri viventi [19] secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie» [20]. E così avvenne: 25. Gli Elohim fecero le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E gli Elohim videro che era cosa buona. 26. E gli Elohim dissero: «Facciamo l'uomo[21] a nostra immagine [22], a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
27. Gli Elohim crearono l'uomo a loro immagine;
a immagine degli Elohim lo crearono;
maschio e femmina[23] li crearono.
28. Gli Elohim li benedissero e dissero loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite[24] la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra».
29. Poi gli Elohim dissero: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. 30. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde»[25]. E così avvenne. 31. Gli Elohim videro quanto avevano fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Capitolo II
Secondo racconto della creazione (la Vita).
1. Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. 2. Allora gli Elohim, nel settimo giorno, portarono a termine il lavoro che avevano fatto e cessarono nel settimo giorno[26] da ogni loro lavoro. 3. Gli Elohim benedissero il settimo giorno e lo consacrarono, perché in esso avevano cessato da ogni lavoro che creando avevano fatto. 4a. Queste le origini[27] del cielo e della terra, quando vennero creati.
4b. Quando Jehovah[28] fece la terra e il cielo, 5. nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata - perché Jehovah non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo 6. e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo -; 7. allora Jehovah plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita[29] e l'uomo divenne un essere vivente.
8. Poi Jehovah piantò un giardino in Eden [30], a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9. Jehovah fece germogliare[31] dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita[32] in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male. 10. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi[33]. 11. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro 12. e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice. 13. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia. 14. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.
15. Jehovah prese l'uomo [34] e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.
16. Jehovah diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, 17. ma dell'albero della conoscenza del bene e del male[35] non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti[36]».
18. Poi Jehovah disse: «Non è bene che l'uomo sia solo [37]: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». 19. Allora Jehovah plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome[38]. 20. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse pari. 21. Allora Jehovah fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli prelevò un lato[39] e rinchiuse la carne al suo posto. 22. Jehovah plasmò con il lato che aveva tolto all'uomo, una donna[40] e la condusse all'uomo. 23. Allora l'uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall'uomo è stata tolta».
24. Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne[41]. 25. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna[42].
[1]Elohim, comunemente tradotto con “Dio”, nasconde nel nome un significato plurale e androgino (radice femminile e desinenza plurale maschile). L’autore indica in questo modo esotericamente l’insegnamento che autori della Creazione sono le Gerarchie Creatrici, un insieme di Esseri sublimi che – ciascuno al proprio livello – collaborano nell’opera di Dio. Qui abbiamo preferito mantenere il termine originale “Elohim”.
[2] Il verbo tradotto con “creare” è “barah”: “evocare”.
[3] Per “Cieli e Terra” dobbiamo intendere le due polarità della creazione, che potremmo definire la parte oggettiva e quella soggettiva dell’universo, anziché il cielo e la terra comunemente intesi. Con la nascita dell’oggettività, inizia in effetti la creazione “da Dio”.
[4] “Informe e vuota” denota una mancanza assoluta di sostanza: siamo nel PERIODO DI SATURNO, impercepibile dall’esterno, essendo composto unicamente di calore: il FUOCO primordiale. Tutto il nostro Sistema era in questo modo composto; il genere umano lo formava allo stato di coscienza minerale.
[5] Questi Elohim, che erano nell’atmosfera – per così dire – di questo Globo, appartenevano alla Gerarchia dei Signori della Fiamma.
[6] “Dissero”: la “Parola creatrice”.
[7] Questi Elohim erano i Signori della Sapienza. Il Globo incandescente comincia a diventare luminoso: ecco il PERIODO DEL SOLE, e ad irradiare quindi luce: l’ARIA primordiale. L’umanità aveva raggiunto lo stato di coscienza vegetale.
[8] Nel Periodo del Sole, il Globo luminoso è, in quanto tale, finalmente distinguibile fra tenebre e luce.
[9] “Erev” e “boker”: il cui significato può meglio essere tradotto con : “caos” e “ordine”.
[10] Questi Elohim appartenevano alla Gerarchia dei Signori dell’Individualità.
[11] La prima divisione all’interno del Globo: il caldo interno interagisce con il freddo esterno, creando un ciclo continuo di condensazione ed evaporazione: il PERIODO DELLA LUNA e la nascita dell’ACQUA primordiale. L’umanità raggiunge così lo stato di coscienza animale.
[12] D’ora in poi gli Elohim più attivi appartengono alla Gerarchia dei Signori della Forma, che collaborano con le Gerarchie precedenti più elevate.
[13] Il racconto prosegue ora con il PERIODO DELLA TERRA, nel quale ci troviamo. Per questo, l’autore entra di più nel particolare riportando anche le Ricapitolazioni. Si comincia perciò con la Ricapitolazione del Periodo di Saturno nella quarta Rivoluzione del Periodo della Terra, e della prima suddivisione della stessa: l’EPOCA POLARE. Nell’Epoca Polare entra in evoluzione una nuova onda di vita: l’attuale regno minerale.
[14] Un passo in avanti: l’EPOCA IPERBOREA (Ricapitolazione del Periodo del Sole). Nell’Epoca Iperborea entra in evoluzione l’attuale regno vegetale.
[15] Questa frase, che sarà ripetuta più volte, può indicare lo spirito-gruppo che anima e vive nelle onde di vita non ancora individualizzate.
[16] Il Globo centrale si divide, e nascono i pianeti: la Terra ne viene espulsa, e da essa si possono così vedere le “luci del firmamento”, ossia le luci ora alla stessa “esterne”.
[17] Di conseguenza, il Sole e la Luna si vedono dalla Terra perché ad essa esterni. Prima, quando tutto si evolveva in un unico Globo, questo era impossibile: non facendo più parte il nostro pianeta del Globo centrale luminoso, la luce proveniva ora dall’esterno, e non era più una componente del pianeta e del nostro corpo. Dovemmo pertanto sviluppare gli organi capaci di percepirla esternamente: gli occhi per vedere “la luce maggiore e la luce minore”.
[18] Siamo arrivati all’EPOCA LEMURIANA (Ricapitolazione del Periodo della Luna), nella quale entra in evoluzione l’attuale regno animale. Per vivente, qui si intende “essere che inala la vita” (quindi non la vita stessa), e ciò che è inalato viene chiamato “nephesh”.
[19] Nuovamente viene qui ripetuta la parola “nephesh” per vita (v/ nota 17).
[20] L’EPOCA ATLANTIDEA, nel corso della quale comparirà finalmente l’uomo, dopo il termine di tutte le Ricapitolazioni.
[21] Ecco Adamo. Adamo vuol dire “tutta l’umanità”: ADM cabalisticamente diventa (1+4+40) = 9, che è quindi il numero che contraddistingue l’umanità.
[22] Qui viene omessa la frase “secondo la loro specie”, e sostituita da “a nostra immagine”: l’uomo, dopo avere ricapitolato nelle Epoche precedenti tutti i passaggi evolutivi dei Periodi di Saturno, Sole e Luna, può ora finalmente avviarsi a divenire un essere individualizzato. È assente anche la frase: “videro che era cosa buona”.
[23] Se inserita nel contesto unitario della narrazione (I e II Capitolo) è evidente indicazione dell’androgenia dei primi uomini: maschio-femmina, Eva apparendo nel capitolo successivo. Anche perché una corretta traduzione è: "maschio e femmina lo crearono". In ebraico questo “maschio e femmina” viene da “sacre va n’cabah” (da cui “sacramento”), che significa gli organi sessuali.
[24] Ri-empite: questo suffisso, spesso trascurato, mostra che la Terra era già stata abitata in Periodi precedenti.
[25] Non è contemplato il cibarsi di carne.
[26] L’astenersi da ogni lavoro sta a significare che tutto il processo creativo è giunto al suo ultimo scopo: l’uomo, che dovrà a sua volta intraprendere un percorso autonomo di creazione (libero arbitrio).
[27] “Origine” in ebraico era “toledot”, più propriamente “discendenza”, a significare l’inizio delle varie onde di vita che, a cascata, formeranno i soggetti della creazione.
[28] Da questo versetto in poi, muta il nome dato a Dio, tradotto tradizionalmente come “il Signore Dio”, forse per attenuare questa differenza. Jehovah è uno degli Elohim, il Supremo Iniziato dell’onda di vita degli Angeli, la cui missione è strettamente connessa con il mantenimento della forma e con la generazione.
[29] Sottolineiamo che anche qui “alito di vita” ed “essere vivente” non si differenzia dal termine usato precedente, essendo chiamato “nephesh chaym”. Non sta qui perciò la distinzione fra l’uomo e le altre classi viventi.
[30] Per Eden dobbiamo intendere la terra eterica di allora, che non era ancora così densa come quella attuale.
[31] Ci troviamo qui davanti ad un secondo processo di creazione, dove – contrariamente al primo – l’uomo compare per primo, seguito dagli altri regni di natura. Questo racconto, infatti, non è un altro, “diverso” come spesso è stato inteso, ma è complementare all’altro: nel primo si esamina la creazione della forma esteriore, dove l’uomo “appare” alla fine come tale, nel secondo si guarda alla vita, la quale animava l’onda di vita che alla fine è diventata uomo.
[32] L’albero della vita rappresenta le forze eteriche e il potere di utilizzarle.
[33] I quattro fiumi rappresentano i quattro eteri: l’etere chimico, l’etere vitale, l’etere luminoso e l’etere riflettore.
[34] Il termine “uomo” è scritto “ADM”, che cabalisticamente diviene, sommando i valori delle varie lettere, 9: numero dell’umanità. “Adamo” significa perciò “l’umanità”.
[35] Jehovah dirige l’uomo attraverso la sua Legge: all’uomo non è dato di conoscere, ma solo di obbedire. In questo modo si adempierà il Piano Divino previsto originariamente.
[36] Essendo la coscienza dell’uomo centrata sui piani sottili, egli non si accorgeva del passaggio da un corpo all’altro dell’anima nel momento che noi definiamo, ora, come morte. In altre parole, nell’Eden la morte non esisteva, purché l’uomo “non mangiasse del frutto dell’albero della conoscenza”. Anche la distinzione tra bene e male – conseguenza della conoscenza – non aveva allora alcun senso.
[37] Se l’uomo fosse rimasto da “solo”, cioè androgino, non avrebbe mai potuto manifestare la sua “somiglianza” con le Gerarchie Divine, cioè la creatività a livello mentale oltre che a livello della generazione. Si doveva perciò “estrarre” una polarità da quest’ultimo livello per “innalzarla” a livello mentale, onde potesse costruire il cervello.
[38] Questa descrizione ci dà l’idea del potere che l’uomo – punto finale del processo creativo – aveva rispetto alle altre onde di vita, grazie all’utilizzo delle forze eteriche che lo compenetravano.
[39] Preferiamo questo termine “lato” piuttosto che quello più usato di “costola”: entrambi sono giustificati dal testo originale, ma il primo ha un senso profondo, mentre il secondo non ne ha alcuno. L’operazione consiste nel prelevare una polarità creatrice, trasformando l’uomo da androgino ad essere sessuato (non più “solo”).
[40] Rispetto all’uomo androgino, il primo essere sessuato è quindi “donna”: che precedette l’uomo quale sessuato maschile.
[41] Risulterà cioè necessaria la collaborazione fra due esseri di sesso opposto per ottenere il potere creativo.
[42] Vedremo fra poco lo sviluppo di questo concetto: la loro coscienza – tranne nel momento del rapporto sessuale – era ancora centrata nei piani sottili; quindi non avevano comunemente coscienza del fisico, e “non ne provavano vergogna”.
Capitolo III
La Caduta.
1. Il serpente[1] era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte da Jehovah. Egli disse alla donna: «È vero che Jehovah ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2. Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3. ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Jehovah ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete[2]». 4. Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto![3] 5. Anzi, Jehovah sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Lui, conoscendo il bene e il male[4]». 6. Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò [5]. 7. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi[6]; intrecciarono foglie di fico [7] e se ne fecero cinture.
8. Poi udirono Jehovah che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l'uomo con sua moglie si nascosero[8] da Jehovah, in mezzo agli alberi del giardino. 9. Ma Jehovah chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». 10. Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
11. Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?»[9].
12. Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato». 13. Jehovah disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
14. Allora Jehovah disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15. Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno»[10].
16. Alla donna disse:
«Moltiplicherò
i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà»[11].
17. All'uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero, di cui ti avevo comandato: Non ne devi mangiare,
maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo
per tutti i giorni della tua vita.
18. Spine e cardi produrrà per te
e mangerai l'erba campestre.
19. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane;
finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto:
polvere tu sei e in polvere tornerai![12]».
20. L'uomo chiamò la moglie Eva [13], perché essa fu la madre di tutti i viventi.
21. Jehovah fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.
22. Jehovah disse allora: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi[14], per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre![15]». 23. Jehovah lo scacciò dal giardino di Eden[16], perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24. Scacciò l'uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all'albero della vita.
[1] La visione nei piani sottili di Eva le consentiva di vedere all’interno di sé, nella colonna vertebrale (il “serpente”) dove aveva preso sede l’angelo decaduto (Lucifero e il suo seguito) che non poteva seguire regolarmente l’evoluzione degli altri angeli, sotto la direzione del loro Capo, Jehovah. Lucifero aveva allora bisogno di un habitat intermedio fra quello terrestre e quello eterico, e lo trovò nell’uomo, condizionando la sua coscienza alla dimensione fisica.
[2] Questa frase ci indica che la morte non era conosciuta.
[3] Lucifero non sta ingannando Eva: le sta dicendo che potrà utilizzare la forza creatrice a livello sessuale per perpetuare “a suo piacimento” la specie, onde formare nuovi corpi da abitare dopo la morte.
[4] In poche parole possiamo dire che disobbedendo a Jehovah, l’uomo si affranca dalla sua autorità, divenendo responsabile delle proprie azioni, e suvìbendone le conseguenze (il “bene” e il “male”: termini che prima non avevano alcun significato).
[5] Illustrazione allegorica per rappresentare l’atto sessuale.
[6] Abbiamo come conseguenza l’accentramento della coscienza nel piano fisico, e di conseguenza “si accorsero di essere nudi”.
[7] Il fico rappresenta il potere della generazione.
[8] La coscienza dell’uomo inizia ad isolarlo dai piani abitati dagli esseri spirituali.
[9] Ora appare chiara questa frase, alla luce delle note che precedono.
[10] Le parole di Jehovah prefigurano il ritorno all’androginia cosciente, come risoluzione finale del dramma appena iniziato.
[11] Queste, definite comunemente come le “maledizioni divine per la disobbedienza, altro non sono che l’elenco delle sue conseguenze.
[12] Vedasi la nota precedente, con lo stesso significato.
[13] Da “Hawwah”: derivato di “vivere”.
[14] Con questa frase, Jehovah conferma le parole già pronunciate da Lucifero.
[15] Se l’uomo avesse mangiato dell’albero della vita, avrebbe imparato come perpetuare la vitalità del corpo fisico, e ne sarebbe risultata una tragedia per la sua evoluzione, precludendosi la via verso il miglioramento. Proviamo ad immaginare le conseguenze di saper creare direttamente la vita messo in mano all’uomo d’oggi, soggiogato dalle istigazioni nel corpo del desiderio degli spiriti luciferici.
[16] L’uomo si trovò così nella Terra più densa simile a quella attuale, non potendo più accedere consapevolmente alla dimensione eterica dell’Eden.
Capitolo IV
Caino e Abele.
1. Adamo si unì a Eva[1] sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore[2]». 2. Poi partorì ancora suo fratello Abele[3]. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo[4].
3. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio a Jehovah; 4. anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Jehovah gradì Abele e la sua offerta, 5. ma non gradì Caino e la sua offerta [5]. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6. Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7. Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». 8. Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise [6]. 9. Allora Jehovah disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». 10. Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11. Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13. Disse Caino a Jehovah: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? 14. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». 15. Ma Jehovah gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!» [7]. Jehovah impose a Caino un segno[8], perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. 16. Caino si allontanò da jehovah e abitò nel paese di Nod[9], ad oriente di Eden.
La discendenza di Caino
17. Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città[10], che chiamò Enoch, dal nome del figlio. 18. A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19. Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. 20. Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21. Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22. Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama.
23. Lamech disse alle mogli:
Ada e Zilla, ascoltate la mia voce;
mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire:
Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura
e un ragazzo per un mio livido.
24. Sette volte sarà vendicato Caino
ma Lamech settantasette».
Set e i suoi discendenti
25. Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set[11]. «Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso».
26. Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome di Jehovah[12].
[1] Ci inoltriamo qui in uno dei misteri più fitti della Genesi: la divisione dell’animo umano fra i seguaci di Caino (classe laica) e i seguaci di Set (classe sacerdotale). La Bibbia rappresenta essenzialmente la visione della classe sacerdotale, per cui occorre prudenza nella lettura, onde non lasciarsi fuorviare dall’interpretazione. Ad essa fa di contraltare la cosiddetta “Leggenda Massonica”, la quale invece rappresenta la visione laica.
[2] Secondo la Leggenda Massonica, Caino è il frutto non dell’unione fra Eva e Adamo, ma fra Eva e lo spirito Luciferico (il “Signore” che le ha donato un figlio).
[3] Abele invece è il frutto legittimo dell’unione fra Eva ed Adamo.
[4] Abele, in quanto figlio di due genitori interamente terrestri, non possedeva quello spirito di intraprendenza e creatività che aveva invece Caino, figlio di un genitore terrestre e di uno di origine divina. Pertanto, Abele si accontentava di portare al pascolo le greggi donategli da Dio, mentre Caino doveva creare qualcosa di nuovo, facendo crescere due fili d’erba laddove ve n’era uno soltanto; era perciò agricoltore.
[5] Jehovah gradì il sacrificio di Abele, suo seguace e obbediente in tutto, mentre noni gradì quello di Caino, che portava in sé il seme dell’iniziativa e dell’autonomia dal suo dominio.
[6] È l’eterno conflitto interiore fra le due anime che albergano in ogni uomo: quella che aspira a Dio per mezzo della devozione, e quella che non sa innalzarsi se prima non ha accontentato la mente. Questo conflitto è solo all’inizio, e nel corso della sua storia numerosi sono stati i tentativi di ricostruire l’unità, rotta dall’intervento luciferico.
[7] La soluzione non è eliminare Caino e la sua discendenza, ma unire le due correnti già descritte.
[8] Il “segno di Caino” rappresenta la mente umana centrata sul piano fisico anziché sullo spirito: i “Figli di Caino”.
[9] “Nod” significa “oscurità”: la situazione in cui si trova il fuggiasco dal Signore.
[10] Viene messo in evidenza il carattere di Caino come “artigiano” – caro ai Massoni – che darà inizio ad una genealogia di “costruttori”, il cui sentiero d’azione spirituale è quello occulto.
[11] Set rappresenta il capostipite di coloro che seguono invece il sentiero mistico: i Figli di Set.
[12] Sono i Figli di Set ad invocare il nome di Jehovah!
Capitolo V
I Patriarchi.
1. Questo è il libro della genealogia di Adamo[1]. Quando Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; 2. maschio e femmina li creò[2], li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati. 3. Adamo aveva centotrenta anni quando generò a sua immagine, a sua somiglianza [3], un figlio e lo chiamò Set. 4. Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento[4] anni e generò figli e figlie. 5. L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì.
6. Set aveva centocinque anni quando generò Enos; 7. dopo aver generato Enos, Set visse ancora ottocentosette anni e generò figli e figlie. 8. L'intera vita di Set fu di novecentododici anni; poi morì.
9. Enos aveva novanta anni quando generò Kenan; 10. Enos, dopo aver generato Kenan, visse ancora ottocentoquindici anni e generò figli e figlie. 11. L'intera vita di Enos fu di novecentocinque anni; poi morì.
12. Kenan aveva settanta anni quando generò Maalaleèl; 13. Kenan dopo aver generato Maalaleèl visse ancora ottocentoquaranta anni e generò figli e figlie. 14. L'intera vita di Kenan fu di novecentodieci anni; poi morì.
15. Maalaleèl aveva sessantacinque anni quando generò Iared; 16. Maalaleèl dopo aver generato Iared, visse ancora ottocentrenta anni e generò figli e figlie. 17. L'intera vita di Maalaleèl fu di ottocentonovantacinque anni; poi morì.
18. Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; 19. Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. 20. L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì.
21. Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. 22. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. 23. L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacique anni. 24. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso[5].
25. Matusalemme aveva centottantasette anni quando generò Lamech; 26. Matusalemme, dopo aver generato Lamech, visse ancora settecentottantadue anni e generò figli e figlie. 27. L'intera vita di Matusalemme fu di novecentosessantanove anni; poi morì [6].
28. Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio 29. e lo chiamò Noè, dicendo: «Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto». 30. Lamech, dopo aver generato Noè, visse ancora cinquecentonovantacinque anni e generò figli e figlie. 31. L'intera vita di Lamech fu di settecentosettantasette anni; poi morì.
32. Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet.
[1] Da questo momento, il racconto biblico segue il percorso dei Figli di Set.
[2] Possiamo dire che questo sia un altro racconto della creazine: dapprime l'uomo fu fatto "a somiglianza di Dio", cioè maschio e femmina = androgino.
[3] Dopo la fuoriuscita dall'Eden e la caduta nella sessualità, Adamo "generò a sua immagine": da qui inizia la generazione sessuata (e le genealogie).
[4] Questo capitolo descrive lo sviluppo della Coscienza: non dobbiamo intendere letteralmente il numero di anni come la durata della vita di ciascun Patriarca, piuttosto dovremmo vedere come il “ricordo”, cioè la registrazione delle sue esperienze, rimase vivo nei suoi diretti discendenti, per mezzo del sangue. Il sangue porta con sé i “quadri” delle esperienze vissute, e i matrimoni consanguinei ottenevano l’effetto di mantenerli nella coscienza dei discendenti. Per questo, allora era bene unirsi solo fra consanguinei, mentre al giorno d’oggi – che richiede una maggiore individualizzazione – ciò viene considerato un male. Dovremmo quindi leggere: “Il ricordo di Adamo rimase impresso e cosciente nei suoi discendenti per altri ottocento anni”, e così via per gli altri Patriarchi.
[5] Sembra qui che Enoch abbia un trattamento particolare, rispetto agli altri Patriarchi. Egli infatti non “morì”, ma “Dio lo prese”. Enoch, il settimo da Adamo, aveva annunciato nella sua Profezia – un libro apocrifo – la venuta del Cristo.
[6] Cioè svanì il ricordo cosciente delle sue esperienze, che si era fino ad allora tramandato attraverso “figli e figlie”.